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  [Libro dei Regni] Vita di Hevel

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Gianlupo

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MessaggioTitolo: [Libro dei Regni] Vita di Hevel    [Libro dei Regni] Vita di Hevel I_icon_minitimeSab Set 09, 2017 10:53 pm

Il soffio della terra

La vita era bella, la terra era abbondante e la famiglia reale era soddisfatta così come il suo popolo. Il re di questa terra prosperosa si chiamava Hevel, poiché il popolo credeva che egli era il loro Dio e che egli aveva dato il soffio vitale al loro Regno. Era un buon e nobile re molto amato dal suo popolo. Egli governava il suo Regno con saggezza e fermezza: la sua gente lo sosteneva con lealtà.

Il re Hevel aveva un figlio unico, Kayin. Il re aveva fallito in una sola cosa e questa era suo figlio. Kayin era viziato e credeva fortemente che gli Dei pagani gli avessero concesso tutto ciò che desiderava. Egli seguiva sempre suo padre, osservandolo agire con i cittadini del Regno e lo disprezzava. Egli vedeva che suo padre era paziente e parlava con gli abitanti dei villaggi, mentre lui trascorreva il suo tempo ad oziare e a comandare i suoi servi.

Tra i ragazzi del Regno l’amico più intimo di Kayin era il figlio del capitano della guardia reale, Joshua. Joshua impiegava tutto il suo tempo con Kayin, essi camminavano insieme per il villaggio ed erano così diversi l’uno dall’altro come il giorno e la notte. Come tutti, Joshua credeva negli Dei pagani e, benché talvolta trovava Kayin crudele, Joshua era persuaso che Kayin detenesse il diritto divino e che dunque potesse fare ciò che voleva.

A primavera inoltrata del 13° anno di vita di Kayin, una malattia sconosciuta colpì il Regno. Il padre di Kayin gli vietò di giocare con i ragazzi. Ma era troppo tardi, poiché egli si era già ammalato. Quando si manifestarono i sintomi, Hevel mandò a cercare tutti i guaritori e gli stregoni che operavano tra i suoi villaggi circostanti. Pregava i sacerdoti di sacrificare i loro migliori animali alle divinità della guarigione. Le settimane passavano e lentamente la vita lasciava il ragazzo fino al triste giorno in cui 13 rintocchi annunciarono la morte del giovane principe.

Suo padre era disperato e vicino alla follia. Il buon re digiunò e fece sacrifici agli Dei, tuttavia nulla fece cessare il dolore. Una notte, un servo di fiducia del re venne a lui e gli consigliò di fermarsi e riposare il suo spirito, per lasciar calmare il suo corpo e l’anima. Il saggio re si chiuse a chiave nella sua stanza e sondò la sua anima come l’uomo l’aveva consigliato.

La prima notte di meditazione e d' isolamento il Re Hevel ebbe una strana visione. Era incatenato alla parete di una caverna e dall’altro lato stavano in piedi le statue dei suoi Dei. Questi Dei sembravano fissarlo irati. Tutto intorno egli poteva vedere le forme di altri uomini incatenati alla parete. Li vedeva tutti insieme, ma era impossibilitato a distinguerli individualmente. I loro volti erano sorridenti, ma egli poteva sentire la miseria nell’aria. Benché si sforzasse, non riusciva a liberarsi dalle sue catene. Non vedendo alcun modo di sfuggire alla visione, il re continuò a meditare.

All’ottavo giorno di imprigionamento a questa visione il buon re ebbe un’idea. Guardando fissamente gli idoli, egli vide che non erano affatto arrabbiati, per la totale assenza di emozione. Erano di pietra, e le divinità che egli vedeva attraverso essa, esistevano solo perché egli credeva che fossero tali. Immediatamente, gli idoli cominciarono a sgretolarsi e con loro si distrussero le sue catene. Uscì fuori dalla caverna, alla luce del sole e prese una boccata d’aria fresca; per la prima volta da uomo libero.

La dinastia del pensiero

Con la morte di Kayin, la dinastia si era interrotta, ma il Re Hevel intravide una soluzione. Il padre di Joshua era un lontano cugino, ed Hevel aveva deciso di proclamare Joshua suo nuovo successore. IL re confidava in lui, poiché la gente aveva già cominciato ad amarlo. Egli vedeva la saggezza in quel ragazzo, e sperava di potergli insegnare ciò che aveva appreso dalla sua visione.

Alcune ore dopo avere terminato la sua meditazione, fece chiamare Joshua al palazzo. Quando il ragazzo arrivò, s' inginocchiò platealmente, Vostra Santità, come posso servirvi?

Hevel invitò il ragazzo a sedersi, comincerai non chiamandomi più Vostra Santità. Poiché ho scoperto che siamo tutti e due ugualmente benedetti nella nostra natura (o uguali nella nostra santità).

Dopo la morte di mio figlio, ho appreso da una visione che non c’è che un solo Dio, che ha progettato il mondo intero, noi compresi. Le nostre azioni ed atteggiamenti sono solo i risultati di questa natura che egli ci ha donato a tutti. Figlio, pensa al mondo, e alle azioni dei cosiddetti Dei. Non è possibile che queste creature esistano, non è naturale.

Joshua fece come richiesto e tutti e due iniziarono una lunga conversazione. Per molti giorni i due meditarono insieme e discussero le loro idee. In Joshua, il re aveva trovato non solamente un nuovo figlio, ma un amico intimo.

Apprezzando la compagnia di un altro pensatore, il re Hevel e Joshua decisero di insegnare ad altri i loro ragionamenti. Cominciarono insegnando alle loro famiglie, amici e servi della loro casa.

Il regno degli schiavi

Gli anni passarono e il Regno continuò a prosperare. Ognuno aveva di ché mangiare e vestirsi. Tuttavia le persone erano infelici. I templi pagani erano caduti in rovina, e le voci che il re avesse abbandonato i vecchi Dei risultavano essere vere.

Ogni sabato, il re usciva e parlava alle persone, del Regno e delle sue nuove credenze. Li invitava alla meditazione, per il loro stesso bene, ma essi non lo fecero. I sacerdoti pagani decisero (presero le parti) di trasmettere i loro valori ai popoli e maledire il re Hevel per la sua nuova fede.

I pagani del regno si riunirono, e invitarono gli altri stati pagani per far cadere il loro re eretico. Il capo di questa armata non era altro che I'yov, il padre di Joshua. Joshua riportò che l’armata si muoveva contro Hevel. Il re riunì i suoi seguaci (compagni) nel palazzo e cominciarono i preparativi per la guerra, tuttavia erano troppo poco numerosi.

Quella stessa notte I'yov condusse l’armata alle porte del Palazzo reale. Joshua condusse le truppe fedeli (leali) nella battaglia contro suo padre, ma non erano abbastanza. Li fece ritirare nel palazzo, e l’intera comunità partì attraverso un tunnel segreto che li condusse nel deserto giudeo.


La prima Comunità

Nel deserto, i sopravvissuti crebbero e condussero una vita nomade. Il re Hevel condusse (guidò) i nomadi con l’aiuto di Joshua. Egli prese il titolo di Admor, poiché era il loro Signore ed Insegnante, e conduceva il popolo nella meditazione, mentre Joshua vegliava sul benessere della comunità. Joshua trovò rifugi per le persone (loro / il popolo), non lasciò morire di fame nessuno di loro, e fece in modo che nessuno asservisse l’altro. Il popolo vide che egli era giusto, e lo soprannominò Tzadik.

La piccola comunità aveva affrontato molte difficoltà, ma erano felici di condividere la sua saggezza, i « comandamenti » e la loro nuova fede. Essi percorsero il deserto, non fermandosi mai in un posto per molto tempo, poiché gli altri nomadi erano pagani e non li apprezzavano. Spesso i beduini pagani tentarono di renderli schiavi, fisicamente e mentalmente, ma lo Tzadik Joshua era forte, e gli insegnamenti dell’Admor Hevel erano saggi e insieme difesero la comunità.

Dopo molti anni nel deserto, l’Admor Hevel era vecchio e morì. La comunità passò 2 giorni a piangerlo silenziosamente, e 2 giorni a lodarlo. Nel luogo della sua tomba, ognuno piantò un robusto fiore di Spinoza, perché rappresentava, le difficoltà che la comunità avrebbe dovuto attraversare. Così cominciò (ebbe inizio) la grande comunità dei Saggi.
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