Di ciò che è.
Dal punto di vista della nostra etica, tutto ciò che esiste è rapportato ad una scala quantitativa che è quella della potenza. Le cose che esistono hanno dunque più o meno potenza.
La morale si basa sull'essenza delle cose, su quello che sono in esse stesse: per Aristote, l'uomo è un animale ragionante. Ciò permette la classificazione massiccia, ma dunque erronea, di ciò che è, realmente o potenzialmente.
L'etica non crede alle essenze assolute, ci parla soltanto della potenza, cioè le azioni e passioni di cui qualcosa è capace. Non ciò che la cosa è in sé, ma quello che è capace di sopportare (passioni passive) e capace di fare (azioni volontarie). E se non ha un'essenza generale, è perché, a questo livello della potenza tutto è singolare.
L'etica non ci dice nulla sull'essenza delle cose, essa si sforza soltanto di distinguere la quantità di potenza in gioco: un pesce non può ciò che il pesce vicino può. Ci sarà dunque una differenziazione infinita della quantità di potenza secondo gli esistenti.