Quando penso a coloro che adulano il tiranno per sfruttare la sua tirannia e la schiavitù dei suoi sudditi, sono spesso tanto stupito dalla loro cattiveria quanto impietosito dalla loro stupidità.
Il contadino e l’artigiano, per quanto asserviti siano, nell’obbedienza sono dimenticati; il tiranno vede invece coloro che lo circondano, che cercano di conquistare e mendicano il suo favore.
Non occorre soltanto che facciano ciò che egli ordina, ma anche che pensino ciò che egli vuole, e spesso pure, per soddisfarlo, che prevengano anche i suoi desideri.
Non basta obbedirgli, bisogna compiacerlo, devono arrovellarsi, tormentarsi, ammazzarsi a curare i suoi affari e poiché non si compiacciono d’altro che del suo piacere, che sacrificano i loro gusti ai suoi, forzano il loro temperamento spogliandolo della sua natura.
E’ questo vivere felicemente ? E’ questo vivere ? Quale condizione è più miserabile che quella di vivere così senza avere nulla di sé e ricevendo da un altro gli agi, la libertà, il corpo e la vita!
I tiranni sono grandi perchè noi stiamo in ginocchio.
Tuttavia ci sono alcuni che, più fieri e meglio ispirati degli altri, avvertono il peso del giogo e non possono fare a meno di scuoterlo; che non si sottomettono mai alla schiavitù.
Quelli che hanno l’intelletto nitido e lo spirito chiaroveggente, non si accontentano, come gli ignoranti incalliti, di vedere ciò che sta ai loro piedi, senza guardare né dietro, né davanti; al contrario essi ricordano le cose passate per giudicare più saggiamente il presente e prevedere l’avvenire.
Sono coloro che pur avendo uno spirito retto, hanno continuato a rettificarlo con lo studio e la conoscenza.
Questi, quando la libertà sarà interamente perduta e bandita da questo mondo, la ricondurranno in esso; poiché, sentendola vivamente, avendola assaporata e conservato il suo germe nel loro spirito, la servitù non potrebbe mai sedurli, per quanto bene l’acconcino.